Oggi siamo tutti Beirut

REUTERS/Hasan Shaaban

Guardate questa foto di Hasan Shaaban per Reuters. Oggi Beirut ha visto il ritorno dell’autobomba, la codarda arma di distruzione di massa che proprio qua, nella capitale libanese, aveva fatto, negli anni Ottanta, il suo ingresso nella storia.

Una ragazza insanguinata, la distruzione dietro, un altro ragazzo che la soccorre. Più sicuro, conscio del proprio ruolo e della propria responsabilità. E’ una città giovane Beirut: caotica, bulimica, desiderosa di vita e di futuro.

Francesco, la prima persona che ho contattato dopo aver sentito la notizia, mi ha spiegato – in quei giorni ad Achrafieh, a pochi passi dal luogo dell’attentato – che è colpa del suo passato. Con 25 anni di guerra civile alle spalle, hai voglia solo di correre. Senza farti troppe domande. A meno che qualcuno, una bomba ad esempio, non tentino di riportarti indietro.

E’ per questo che oggi siamo tutti Beirut. Perché come Beirut da troppo tempo siamo in una guerra nella quale non vogliamo stare. Perché sulla nostra pelle, sulla nostra voglia di vivere – ansiosa, giovane, caotica – si combattono battaglie decise altrove. Perché siamo la retrovia di un fronte che potrebbe essere in Siria, in Israele, a Teheran o a Washington. Non lo sappiamo. E non lo vogliamo sapere. Vogliamo solo che se ne vadano. Da noi. E da Beirut.

Lu.B.

Pubblicato su http://anordest.corrieredelveneto.corriere.it/

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