La repressione dei Mapuche in Cile
Se qualcuno non sa che Angol è una città dell’Araucania, a 569 kilometri al sud di Santiago del Cile, sicuramente non è da preoccuparsi. Ciò che non si può ignorare, nonostante il silenzio dei media, è che in questa città c’è un carcere con 4 ragazzi Mapuche di solo 20 anni che sono in sciopero della fame dal 27 agosto, come ne abbiamo parlato all’ultima edizione di LatinoAmericando
Il punto è che gli indigeni sono particolarmente colpiti dai diversi governi cileni, e l’uscita del potere istituzionale da parte di Augusto Pinochet nel 1990, non ha fatto cambiare troppo la difficile situazione, nemmeno con quei governi che in teoria dovrebbero essere progressisti come la “Concertación”, sempre al potere dal dopo Pinochet sino al Sebastián Piñera, attuale presidente della repubblica con una coalizione di destra.
Per avere più chiarimenti sul tema, abbiamo parlato con Violeta Valenzuela, cilena residente in Italia, della associazione Ecomapuche, gruppo impegnato nel bel Paese nella difesa dei diritti di questo popolo orginario in Cile.
Come è oggi la situazione?
– In questo momento contro gli indigeni c’è una forte repressione, sono vittime di raid e vivono perennemente sotto assedio in comunità ormai militarizzate dalla polizia, ma vi è anche una grande criminalizzazione di tutto il sistema giuridico. In questo gioco entrano a far parte i mezzi d’informazione ufficiali, come El Mercurio e La Tercera. Non bisogna dimenticare inoltre un fenomeno che si sta affermando negli ultimi anni e che viene sempre legittimato dai media nazionali: il governo finanzia e conferisce sedi e armi a gruppi denominati “Vigilantes” per difendersi dai mapuche. Che fanno ronde, compiono operazioni assieme a poliziotti in borghese, sono cittadini, agricoltori ma si teme che siano addirittura para-militari che più volte hanno minacciato e sparato alle popolazioni indigene rimanendo in totale impunità.
In Cile per accusare gli indigeni usano la “legge antiterrorista” che si approvò durante la dittatura e fu promulgata nel 1984. Questa legge permette allo Stato di fare di tutto, senza prove certe. E’ una legge applicata solo contro i mapuches, anche contro i minori. Questa norma consente il carcere preventivo, il processo avviene sempre con i testimoni occulti con una identità sconosciuta, quando vi sono condanne, perche bisogna dire che alcuni giovani, dopo aver subito varie torture in carcere, vengono assolti per assenza di prove. Si tratta di una legge dittatoriale che prevede il raddoppio della pena per i “nemici dello stato”.
Come se fosse poco, è ancora in vigore la legge di sicurezza interna, loro vengono giudicati sempre da tribunali militari, anche per reati civili, e c’è pure un’altra norma ancora in vigore dalla dittatura, la legge di fuga. Le normative promulgate da Pinochet sono ancor oggi in vigore. Quindi il Cile, un paese così economicamente sviluppato, è sotto un regime, formalmente in democrazia, però dentro è strutturato come una dittatura.
-Dal 27 agosto che c’è uno sciopero della fame? Chi lo fa e perché?
–Sono quattro ragazzi di solo 20 anni. Si chiamano Erick Montoya, Rodrigo Montoya, Paulino Levipan e Daniel Levinao. Tutti e quattro sono di una sola comunità. Due di loro sono stati condannati in un primo processo a quasi undici anni perché secondo queste accuse false, hanno trovato che avevano un’arma di quelle che si fanno in casa, non convenzionale. Hanno trovato nel cortile di uno di loro, solo un bossolo vuoto, cioè che è stato sparato, ma nient’altro. Uno di loro viene accusato di aver provocato un attentato contro un carabiniere e tutti subiscono una pena senza un processo giusto e senza prove certe. Pochi giorni dopo, la polizia è andata a fare indagini a casa di un agricoltore che si chiama Jorge Trenner. -Trenner era un membro di “Patria y Libertad”, che è un movimento di destra violento e terrorista, potremmo dire paramilitare, che c’era già all’epoca del ex presidente Salvador Allende. Loro sono fascisti e dovrebbero essere illegali.
Dico dovrebbero ma passeggiano liberi e impuniti nell’Araucania e nessuno fa niente. Trenner ha litigato con un altro latifondista che lo accusava di “codardo” perché non andava contro i mapuches in modo violento, cacciandoli fuori, formando dei gruppi armati. Cioè si offendevano fra colleghi. Trenner ha aggredito e picchiato, è arrivato la polizia alla casa di questo paramilitare e gli ha trovato un arsenale di armi di grosso calibro, con bombe lacrimogeni, fucili, ecc. Alcune di queste armi non erano nemmeno dichiarate. Comunque l’hanno lasciato libero, non ha fatto neanche un giorno di galera. Invece questi ragazzini, che sono stati processati e condannati a 11 anni di galera, senza che siano state fornite prove certe. E’ assurdo se pensiamo che, nel caso di Tremer, ci sono sia prove che foto sui giornali di tutte le armi che aveva nascosto.
(fine intervista)
Il 30 settembre,gli scioperanti l’hanno detto palesemente: “Vale la pena perdere la vita degnamente, che rassegnarci ad una morte in ginocchio per paura di lottare”. Così, hanno lasciato in chiaro sino a dove sono disposti ad arrivare. Loro si considerano prigionieri politici e sostengono che i latifondisti gestiscono le leggi per “mantenerci lontani dalle nostre famiglie e amici”. Dal 1° ottobre altri cinque prigionieri mapuche ventenni si sono uniti allo sciopero della fame; Leonardo Quijón, Luis Marileo, Fernando Millacheo, Guido Bahamondes, Cristian Levinao in detenzione preventiva nel carcere di Temuco, anche loro ventenni. In Italia si può firmare per chiedere la fine della violenza contro il popolo mapuche, bambini compressi. Questo è un video sottotitolato in Italiano.
Gustavo Claros