Il lato migliore delle donne
Vorrei ricordare le donne e mostrare il loro lato migliore in un momento in cui i mass media non fanno altro che offrirci un’immagine spesso violenta, cruda di un corpo oggetto e di bellezze che ci ingannano. Ci illudiamo cercando l’ ideale assoluto di una bellezza fisica, ma poi ci accorgiamo che il nostro desiderio è lo stesso di Dante: la donna è figura celestiale e spirituale, piena di grazie e di bellezza immacolata.
Basta osservare come in tante chiese, in tanti dipinti e in tanti capolavori ci sia un’ unica sinfonia che omaggia la “donna”. E la stessa figura celestiale si ritrova in Occidente e in Oriente. Emblema del riconoscimento della bellezza femminile sono le poesie di Nizar Qabbani, menestrello sempre pronto a cogliere uno sguardo languido e a cantarlo.
Perché Nizar Qabbani?
Nizar Qabbani (1923-1998) è un poeta siriano dallo stile raffinato, considerato uno dei maggiori della letteratura araba del XX secolo. Un rivoluzionario dell’amore, dell’eros, dell’uguaglianza tra uomo e donna in un mondo, come quello arabo, dove tutto questo era ed è difficile da accettare. Per Nizar la donna è angelo ma nasconde anche la sua essenza sensuale. Era solito dire: “La vita priva del calore femminile non sarebbe pensabile”. Un grande ricercatore di emozioni che tramite le sue poesie, piene di sensualità e piene di femminilità, mi ha ispirato durante tutto il mio percorso fotografico sullo studio del “ritratto” femminile.
La donna che Nizar ama e desidera è una donna fiera e libera, dolce e appassionata, con ombre e luci in cui specchiarsi. Lei è la stessa donna che ritrovo nei miei ritratti. Spesso le sue poesie sono state cantate da i più grandi esponenti della musica araba del secolo scorso e continuano a cantarle (Umm Kulthum, Mohammed al-Wahhab, ‘Abd al-Halim Hafez, Majda al-Rumi, Kazem al-Saher).
In questo video Kazem al-Saher (cantante iracheno contemporaneo) canta la poesia Hal ‘Indaki Shakk (Dubiti forse) modificandone leggermente il testo e omettendone alcune parti.
Poesia Hal ‘Indaki Shakk (Dubiti forse)
Dubiti forse di essere la donna più dolce del mondo?
E la donna più importante del mondo?
Dubiti forse che, da quando ti ho incontrata,
sia entrato in possesso delle chiavi del mondo?
Dubiti forse che, quando ho toccato la tua mano,
Sia mutata la conformazione del mondo?
Dubiti forse che quando hai varcato il mio cuore
Sia stato il giorno più straordinario della storia
E la notizia più bella del mondo?
Dubiti forse di chi tu sia?
O colei che con i suoi occhi si è insediata nelle sezioni del tempo
O donna che abbatte, solo passando, il muro della voce
Non so cosa mi succeda
è come se fossi la mia prima donna
Come se, prima di te, non avessi amato
Come se non avessi mai professato amore
Tu sei la mia genesi.. prima di te non ricordo di essere stato
Tu sei la mia protezione prima della tua tenerezza non ricordo di essere vissuto
Come se, o regina, dal tuo ventre come un uccello sia fuoriuscito
Dubiti forse di essere parte della mia essenza,
che abbia rubato il fuoco dai tuoi occhi
e che abbia compiuto la più profonda delle mie rivoluzioni
O fior di rosa, rubino, basilico
Sultana
Ragazza del popolo
L’unica legittima tra tutte le regine
Pesce che nuota nelle acque della mia vita
Luna che sorge ogni sera sulla soglia delle parole
la più grandiosa delle mie conquiste
l’ultima patria in cui nasco,
in cui vengo seppellito,
e in cui pubblico i miei scritti.
O donna meravigliosa, o donna mia,
non so come fu che l’onda mi gettò ai tuoi piedi
Proprio non so come tu sia giunta a me
né come io sia giunto a te
O colei sulla quale si affollano tutti gli uccelli del mare
Per prendere dimora sul tuo seno
Quanto fu grande la mia fortuna quando ti incontrai
O donna che entri nella composizione della poesia
Calda sei come la sabbia del mare
Splendida come la notte del destino
Dal giorno in cui hai bussato alla mia porta, è iniziata la vita
Quanto è diventata bella la mia poesia,
da quando si è ingentilita tra le tue mani.
Quanto sono diventato ricco … e forte
Da quando Dio ti ha donato a me
Dubiti forse di essere la fiamma che vive nei miei occhi
E che le tue mani siano una luminosa continuazione delle mie?
Dubiti forse
Che le tue parole escano dalle mie labbra?
Dubiti forse
che io sia dentro te e tu dentro me ?
O fuoco che necessita del mio essere
Frutta che ricopre i miei rami,
Corpo che taglia come spada
E percuote come vulcano
O seno odoroso come una piantagione di tabacco
Che corre verso di me, come un destriero
Dimmi
Come mi salverò dalle onde del diluvio universale
Cosa farò di te? sono in uno stato di assuefazione
Dimmi, qual è la soluzione? Ormai la passione
È giunta ai confini dell’alienazione
Testo e fotografie di Fatima Abbadi