Istanbul dalla A alla Z: Ataturk
Abituatevi ad Atatürk: il padre dei turchi e fondatore della moderna Repubblica Turca. La sua effige è in ogni ufficio pubblico, nelle scuole, negli uffici, nei portafogli sopra la foto della fidanzata. Ad Istanbul ci sono quattro ponti importanti: due portano il suo nome. Per non contare le strade, le piazze, i teatri…In effetti Mustafa Kemal (nominato dal parlamento Ataturk) ha cambiato il volto della Sublime Porta indirizzando la Turchia, che sarebbe altrimenti governata sotto l’influsso di potenze europee come Siria o Libano, verso una nazione su modello europeo.
Nei muri dei palazzi, sulla sommità di montagne si trovano siluette con il suo profilo o messaggi dedicati a lui: “siamo nella tua traccia”, “è felice colui che si può dire turco”.
Ogni categoria ha a cuore una citazione di un suo discorso; ogni giorno potevo leggere un messaggio per gli studenti all’entrata della mia università che iniziava così: “Ehi tu studente!”
Ataturk avrebbe anche istituito il giorno dell’insegnante: di fronte alle scuole i fiorai vendono mazzolini che gli alunni regalavano alla loro maestra. Io ricevevo messaggini d’auguri dai miei studenti e il direttore dell’università mandava un biglietto che terminava con “perchè noi vi amiamo”.
C’è anche la giornata nazionale del bambino, dove fanciulli di altri Paesi vengono accolti in famiglie turche e poi portati a vedere una terribile coreografia nel cortile della scuola dove si sciroppano un lungo discorso del direttore. Immagino che l’espressione “parlo turco” che in Italia si usa per dire “non capisci quello che dico” derivi da una di queste terribili situazioni in cui un gruppo di innocenti pargoletti italici dovevano stare seduti in stanzoni affollati, mentre i loro amichetti anatolici erano costretti ad aspettare dietro le quinte il loro turno per la coreografia in sudatissimi costumi tipici.
Un’altro giorno festivo è la festa dello sport e dei giovani dove le coreografie e il discorso si rivolgono ad adolescenti e hanno luogo negli stadi. Anche qui come nelle altre feste, bandieroni rosse con la luna e la stella pendono dai grattacieli, gli autobus issano bandierine ai lati del parabrezza. Sarà pure la gironata dello sport, ma la vera festa la fanno i venditori di bandiere sulla strada. Nella mia università, di tradizione liberale, la festa dello sport era invece un evento su modello americano, che coincideva, ma solo casualmente-così almeno assicuravano gli studenti per emanciparsi- con la festa nazionale dello sport e della gioventù. Si respirava un clima di primavera avanzata e terminava in un party danzante per gli studenti sportivi nel prato con vista sul Bosforo.
In effetti di Mustafa Kemal si racconta che amasse la bella vita e il rakı e se non fosse spregiudicato si potrebbe lasciare intendere che facesse cose turche.
Nicola Brocca
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