Isaac, la tempesta che non c'è

Non è finito il mondo, né è caduto il cielo sopra la testa di qualcuno (con buona pace di Asterix). Eppure Isaac, l’ex uragano, ora tempesta tropicale, sembrava dovesse devastare Louisiana, Mississipi e Stati vicini. Da giorni le notizie si rincorrevano, sempre più allarmanti: una climax che sembrava non avere fine. Tuttora la tempesta tropicale campeggia su tutti i siti d’informazione, su stampa e televisioni italiane. Nonostante non sia più di una bella bora, nonostante il peggio, pare proprio, sia passato.

Sia chiaro: c’è già un morto accertato, migliaia di persone sfollate, e ancora tanta paura in terre che non più di sette anni fa (l’anniversario di quanto successo a New Orleans nel 2005, con l’uragano Katrina e 1836 morti, cade proprio questa settimana). Ma l’attenzione mediatica verso quanto succede negli Usa è eccessiva. Quasi un’ossessione, a tratti. Occorreva tutto questo allarmismo? Servivano fiumi d’inchiostro per raccontare un qualcosa che non c’è stato, se non nelle previsioni?

Non vorremmo pensare che un bell’uragano, proprio di questi tempi, avrebbe dato spunti per la campagna elettorale americana, con i contendenti pronti a dare sfoggio della loro arte oratoria, pronti ad accorrerre sui posti, a far vedere il loro lato umano da buoni padri di famiglia. Noi da Isaac non ci lasciamo imbrogliare così facilmente: di fronte ad uragani economici e sociali che sconvolgono la nostra vita quotidianamente, ormai, non abbiamo bisogno di inventarcene altri.

 Enrico Albertini

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