11 città (e ristoranti) da non perdere attraversando il Portogallo
«Ne è valsa la pena?» si domanda il poeta Pessoa in una scritta riproposta nella piazza principale di Lagos, un piccolo paesino all’estremità meridionale del Portogallo. Il quesito del cittadino più famoso di Lisbona accoglie i viaggiatori che arrivano in questo luogo, magari dopo aver attraversato città incredibili, paesini bianchi abbarbicati, pianure sconfinate e boschi verdissimi, alla ricerca di un po’ di relax estivo.
«Tutto vale la pena se l’anima non è piccola» si risponde Pessoa, e nel caso di un tour nel Portogallo mai frase è più azzeccata. Affrontare un viaggio nel cuore di questo paese vale proprio la pena se si riesce ad abbandonarsi al ritmo suadente di questa nazione, a dimenticare per un attimo le nostre certezze e a sprofondare nel tram tram della loro vita (e cucina) quotidiana.
Se state pensando a un viaggio da quelle parti, ecco undici mete da non perdere per chi attraversa il paese (da nord verso sud) e undici location dove sfidare aromi e sapori della loro cucina:
1. BRAGA
Il nostro viaggio parte da qua, una città tiepida anche ad agosto in cui il grande numero di chiese dalle facciate barocche equivale al numero di ristornati e bar persi nelle tante piazze antiche e tra le strette vie del centro. La terza città del Portogallo è famosa per i ristoranti rinomati e per il vinho verde, un vino fresco e giovane tipico di questa regione propinato dietro ogni bancone.
Da non perdere: qua l’esperienza gastronomica inizia in salita da “O Alexandre”, considerato il miglior ristorante della città, con un “Bacalhau com natas” (baccalà con panna e patate) anticipato dai temibili antipasti lusitani (soprattutto salumi del territorio). Locale composto – pure troppo – in cui accanto a discreti arrosti trova spazio anche qualche ardita soluzione dello chef. Pagato il dazio del baccalà, prometto che non vi tedierò oltre.
Consigliato a: amanti della tradizione, appassionati dell’imodium.
2. PINHÃO
È bello arrivare da nord in questo grumo di case abbarbicate su di una scomoda ansa del fiume Douro, perchè avete la possibilità di scollinare attraverso ettari ed ettari di terrazzamenti di vigne cariche di Porto che gradatamente scendono fino al fiume. Da questo piccolo centro è possibile fare escursioni in queste terre meravigliose e visitare le cantine più rinomate della zona.
Da non perdere: una sosta al “Segredos Do Douro ” di Pinhao, una stretta bottega del cibo dove fra ventilatori rumorosi, piastrelle lucide e un menu inesistente potrete improvvisare un pranzo tipico a base di carni alla griglia, capretto arrosto e la divina trippa in umido. Il conto – rigorosamente scritto sopra un tovagliolo di carta – è alla portata di tutti.
Consigliato a: stomaci temerari, senza impegni romantici o battaglieri per il dopo cena.
3. PORTO
Dopo le vigne, il Porto. E dopo aver visto le cose più importanti (su tutto la Cattedrale, i lussi della Igreja de São Francisco e il quartiere Ribeira), scansate le scie tracciate dalle truppe cammellate di turisti (e le cantine!) e salite fino all’ex Mosteiro da Serra do Pilar che da un’altura domina la stretta gola creata dal fiume Douro. Da qua anche la dolce tristezza di Porto sembra meno amara e resterete per un po’ imbambolati a guardare nel vuoto il paesaggio sottostante.
Da non perdere: prendetevi una pausa dopo le abbondanti libagioni dei giorni precedenti e andate dritti alla “Galeria de Paris”, un bar/ristorante che mescola in modo straordinario i toni vintage, liberty e confuso modernariato con un’accozzaglia di oggetti e ricordi sparsi sui muri e in giro per il locale. Illuminati solo dalle tante candele colorate, godetevi un paio di drink (e le loro famose tapas) nel centro della movida portoghese, fino a che i gestori a tarda notte non vi chiederanno di liberare il banco.
Consigliato a: fegati goderecci e nottambuli.
4. LEIRIA
Leiria è una città piccola ma ha il grande vantaggio di essere in una posizione invidiabile per visitare le più interessanti attrazioni del Portogallo centrale (Tomar o Batalha per dirne due) e godersi un po’ di tranquillità lontano dalle mete obbligate dei Tour operator.
Da non perdere: poco lontano dalle ultime case della città, sperso in un piccolo sobborgo di periferia, c’è “Casa da Nora”, un mini-gioiello che consiglio: si tratta di un mulino restaurato con gusto e abilità e adattato alle esigenze dei tempi e dei palati più sofisticati, immerso in un ampio giardino con piscina. Nel ristornate di casa, costruito lungo il fiume che alimenta ancora la grande ruota del mulino, ordinate senza esitazione il loro famoso baccalà (Bacalhau à Gomes da Sa) oppure un delizioso polpo stufato e aromatizzato (la prossima volta che nomino il baccalà giuro che pago pegno!).
Consigliato a: gole un po’ snob ma con stile, inguaribili marpioni del lume di candela.
5. NAZARÉ
Il viaggio è fatto anche per poltrire, oltre che per scoprire. E così al quinto giorno dirigetevi verso la costa per assaporare un po’ lo sterminato oceano nella lunga spiaggia che rende Nazaré famosa in tutta il Portogallo come una delle mete estive più affollate. Dopo una giornata passata ad arrostire, idratati solo da fresche birre (rigorosamente Super Bock, non sbagliate!), immergetevi nelle strette vie del centro brulicanti di bar e ristorantini spesso un po’ troppo turistici.
Da non perdere: se siete arrivati fino a qua e non pasteggiate negli stretti tavoli de “A Tasquinha”, allora siete venuti a Nazaré per niente. Non cercate scuse: questo è il solo posto per cui vale davvero una visita in questa cittadina. Questa piccola trattoria a conduzione famigliare ricoperta da rustiche piastrelle vi accoglie con i suoi piatti freschi di pesce (provate la Cataplana, versione lusitana della paella) e le mitiche zuppe (su tutte Açorda de Marisco, ovvero zuppa di pane e frutti di mare). Importante: se vedete un cameriere avvicinarsi al vostro piatto con un uovo fresco e aria sicura, fermatelo: è una pericolosa tradizione del luogo amalgamarlo al volo alle zuppe.
Consigliato a: stomaci goderecci e un po’ spiaggiati.
6. CASTELLO DE VIDE
Il tour che vi consiglio riprende in direzione Castello de Vide, una località splendida ai confini con la Spagna, persa nella grande regione dell’Alentejo, una vasta area del paese abitata solo dal silenzio del tempo e da sugheri secolari. Da un’altura solitaria emerge questa cittadina dove vi sembrerà di essere tornati nel Medioevo, all’ombra dell’imponente castello, un po’ disorientati nel dedalo di viuzze e case imbiancate a calce. Fermatevi un attimo nella piazza a riprendere fiato e a godervi lo spettacolo.
Da non perdere: la scelta di dove far gioire le vostre papille gustative qua è un po’ limitata, ma se siete arrivati fino a Castello di Vide attraversando quel deserto silenzioso, vi meritate un po’ di rispetto. E allora il “Don Pedro V” potrebbe fare al caso vostro con il suo stufato di agnello (Sopado do borrego) o le mille versioni del maiale usate in questa regione (per i più temerari provatelo anche in umido con le vongole!). Annaffiate il tutto con i sapori profondi e intensi del vino dell’Alentejo, assolutamente tinto.
Consigliato a: gole rigorosamente profonde.
7. OBIDOS
Lo dico subito, sono di parte, è stata la mia fermata preferita e il mio giudizio è stato ostaggio per ore dei fumi alcolici. Ma è una cittadina incredibile stretta tra una cinta muraria ancora integra e attraversata da aggrovigliate strade piene di ciotoli che lambiscono case bellissime. Merita perdersi in questo centro secolare e avere come guida solo l’aroma della “ginjinha”, il tipico liquore a base di amarena il cui primato Obidos si contende con Lisbona.
Da non perdere: se siete reduci dai sapori forti dell’Alentejo, date un po’ di tregua al vostro stomaco e affidatevi al menu di questo ristornate – il “Lagar da Mouraria” – costruito all’interno di una spettacolare ex cantina vinicola. Sotto i soffitti a travi e in mezzo alle antiche botte di rovere potete provare le loro varietà di insalate e tapas oppure affidarvi a uno dei piatti del giorno: zuppa di pesce o il Requinte de bacalhau ad esempio (ok pago pegno, avevo giurato di non nominarlo invano ma è fatto con formaggio, castagne e mele).
Consigliato a: stomaci di tutto il mondo unitevi!
8. SINTRA
Prima di arrivare a Lisbona, fermatevi per una sosta a Sintra, una sorta di parco di divertimenti per architetti e occultisti. Un luogo fiabesco (e misterioso), adagiato sulle colline della Estramadura composto da ville e palazzi costruiti nel tempo da nobili e regnanti di queste terre per scappare in estate alla calura di Lisbona.
Da non perdere: faccio uno sgarro ai vostri palati esperti e segnalo il “Pateo do Garrett” non per la carta delle pietanze ma per la vista incredibile che da qua domina la vallata sottostante. Non è buona norma confondere la dispensa con il salotto, lo so, ma abbandonate aspettative di cucina stellata e ordinate senza indugio una sostanziosa Francesinha: un piatto tipico di Porto proposto però anche qua in maniera egregia. Un sandwich – termine forse riduttivo – ripieno dalla grazia di (qualche) dio. Non chiedete info sul ripieno: addentate, chiudete gli occhi e trattenete il respiro.
Consigliato a: intestini poco tenui.
9. LISBONA
Lisbona è magica, Lisbona è tutto. È riduttivo definirla solo per quello che è, ovvero una magnifica città adagiata sul Rio Tejo composta da quartieri incredibili (Baixa, il Bairro Alto e il Chiado su tutti) che si mescolano fra di loro con strade colorate, grandi spazi aperti e pittoreschi caffè, grazie a una vitalità contagiosa dei suoi abitanti. Abbandonate guide e smartphone e fatevi spazio tra la calca sull’autobus n. 28 che risale la città offrendo scorci e visioni al limite del sogno.
Chi non passa di qua almeno una volta nella vita forse ha vissuto quella sbagliata. Sarà per la prossima!
Da non perdere: “Estibordo” conserva ancora quel fascino di “tasca” (=osteria) a conduzione famigliare un po’ lontana dalle mete turistiche strillate nelle guide più diffuse. Eppure vi stupirà la qualità del cibo proposto dalla simpatica coppia di gestori che si intrattengono con gli avventori nei vari tavoli anche oltre l’orario di chiusura. Un posto semplice ricco di tovaglie bianche e luci basse dove sperimentare il “Cozido à portuguesa”, oppure le famose salcicce speziate, oppure qualche variante di carne ancora trascurata in questo vostro peregrinare come i deliziosi “Espetada”, spiedini di manzo cotti alla griglia ed insaporiti con (l’onnipresente) l’aglio.
Uscirete da qui soddisfatti e pieni di rimorsi verso i piatti non ordinati, ve lo garantisco.
Consigliato a: (u)gole in festa prima di ascendere al Bairro alto.
10. EVORA
Lasciata Lisbona con tanti rimpianti, il viaggio punta a sud, per un po’ di caldo mediterraneo. Prima fermatevi però a Evora, amena cittadina nel cuore del fantastico Alenetejo, un tempo famosa per le atroci esecuzioni pubbliche dei condannati durante le inquisizioni all’ombra delle antichità romane. Una città che conserva ancora il sapore di antico e nasconde i fasti del passato nelle vie e nelle piazze che circondano il centro storico.
Da non perdere: odio il turismo “mainstream” – l’avrete capito – e se siete della stessa opinione anche voi, allora non dovete perdere a Evora “A Choupana”, una minuscola taverna dove dovrete farvi spazio tra anziani con la coppola nera e vecchiette con i sacchetti della spesa che passano a recuperare i loro mariti intenti a giocare a carte. Ora ordinate un bicchiere di vino fresco o una cerveja e affidatevi al piatto del giorno, è la cosa migliore. Se vi va bene come a me potrete imbattervi nel miglior capretto al forno con patate mai incontrato.
Consigliato a: carnivori impenitenti muniti di coppola e bastone.
11. LAGOS
Eccoci arrivati al punto più a sud del nostro viaggio: Lagos. La domanda di Pessoa ci accoglie in una cittadina immeritatamente ricordata solo per le lunghe spiagge e le scogliere a picco sul mare che vanta invece un centro storico acciottolato e pieno di localini e botteghe dove perdersi a pochi passi dal mare. Una sosta la merita, non solo per surfare sulle onde dell’atlantico (non è il mio caso!) ma anche per un po’ di relax edonista fatto di infradito, mojito e letture di seconda categoria.
Da non perdere: turisti e gourmet sono concordi nel riconoscere a “A Forja” il primato del ristorante più interessante della zona, con code importanti nelle ore di punta. Qua non potete sbagliare se andate sui loro cavalli di battaglia, che in questo ampio locale dalle lunghe tavolate bianche sono soprattutto pesci (di tutti i tipi) e mariscos (frutti di mare). Dopo la loro porzione abbondante di Sardinhas Assadas (sardine grigliate) sono frequenti le visioni notturne a carattere mistico.
Consigliato a: palati internazionali, poco inclini ai compromessi del gusto.
Vademecum essenziale del viaggiatore in Portogallo:
1. non sperate di capire ciò che riporta il menu: i nomi inseriti sono inutili
2. non sperate di trovare corrispondenza tra ciò che avete ordinato e quello che avete nel piatto
3. non sperate di ordinare un vino alla carta: la carta esiste ma i vini no
4. nel caso di viaggio di coppia è essenziale ordinare le medesime porzioni: l’aglio portoghese non perdona
5. non sperate di far capire allo chef che il coriandolo non ha la stessa funzione del prezzemolo in cucina
6. il vino è quasi sempre a temperatura ambiente, fatevene una ragione: solo voi sentite il caldo
7. occhio agli antipasti: se portati prima del vostro ordine spesso vengono conteggiati solo se li assaltate
Nb. La “Salada de Orelha” (insalata di orecchie di porco) è stata volutamente esclusa come piatto da queste recensioni dopo averla vista mangiare dal vivo da un vecchio portoghese over 80.
Testo e foto di Lorenzo D.